Il nuovo direttore dell'Agenzia, Attilio Befera, illustra la propria strategia anche sul fronte della semplificazione e nella riorganizzazione degli uffici
I tempi dell'avvicendamento ai vertici dell'amministrazione fiscale voluto da Giulio Tremonti con il suo ritorno al ministero dell'Economia sono stati rapidissimi. E all'agenzia delle Entrate è stato nominato l'amministratore delegato di Equitalia, Attilio Befera, 62 anni, conoscitore della macchina fiscale (era stato direttore centrale Amministrazione dell'Agenzia, prima di passare a Equitalia), che ha sempre goduto di una stima bipartisan per le sue doti manageriali.
Befera parla della sua nomina all'Agenzia come di un ritorno: «Torno nell'Agenzia delle Entrate che ho visto nascere, nella quale ho profuso molti anni della mia vita professionale, e nella quale ho trovato rafforzato la professionalità e il senso di appartenenza istituzionale dei dipendenti. È sulla base di questo patrimonio che posso dire che l'Agenzia continuerà a dare i risultati che lo Stato e i cittadini si attendono. L'Agenzia dovrà mantenere ferma l'azione di contrasto all'evasione e, nel contempo, migliorare l'offerta dei servizi ai contribuenti all'insegna della semplificazione, della duttilità e della flessibilità. E questo dovrà farlo senza gravare ulteriormente sui cittadini onesti, i cui adempimenti, anzi, andranno ridotti».
Partiamo dalla lotta all'evasione. Nel decreto legge 112, la manovra d'estate, si individuano due filoni: controlli straordinari sulle residenze all'estero e redditometro. L'elemento di novità è rappresentato da una forte scommessa sull'accertamento sintetico.
I due "filoni" rappresentano importanti tasselli della strategia di contrasto alla evasione fiscale che, in base alle indicazioni del Dl 112, l'agenzia delle Entrate sta mettendo a punto per il triennio 2009-2011. Il rilancio dell'accertamento sintetico dei redditi delle persone fisiche costituisce, peraltro, uno dei punti principali della strategia. Si tratta, infatti, di uno strumento assai efficace per la ricostruzione della reale capacità contributiva delle persone fisiche, ma finora scarsamente utilizzato. L'Agenzia punta ad aumentare considerevolmente il numero degli accertamenti sintetici, soprattutto nei confronti dei contribuenti che non hanno versato alcuna imposta sul reddito, pur presentando indici di reale capacità contributiva di livello elevato.
E per quanto riguarda le residenze all'estero?
I controlli sull'effettività del trasferimento all'estero della residenza da parte delle persone fisiche hanno, a loro volta, lo scopo di incidere in modo definitivo sul fenomeno delle residenze fittizie finalizzate a evadere le imposte sul reddito in Italia. Rispetto al passato, dove i controlli hanno ciclicamente riguardato solo alcuni vip, la nuova strategia avrà caratteristiche diffuse e finalità soprattutto preventive: al criterio della notorietà pubblica del contribuente si sostituirà quello della rilevanza della posizione fiscale e del "rischio Paese". Mettendo al primo posto, ovviamente, i cosiddetti "paradisi fiscali".
Quali possono essere gli altri filoni di lotta all'evasione che l'Agenzia proporrà all'attenzione della politica?
Sicuramente il contrasto ai grandi fenomeni di frode fiscale, in primo luogo quelli in materia di Iva che preoccupano particolarmente anche a livello comunitario. Inoltre siamo convinti che il contrasto all'evasione non riguardi solo i piccoli contribuenti. Per questo un'attenzione specifica sarà posta sui fenomeni di evasione ed elusione delle aziende di grandi dimensioni che potrebbero essere contrastati anche attraverso un monitoraggio costante con finalità preventive.
Per gli studi di settore occorrerà una stretta ai tempi di approvazione perché la validità retroattiva è stata limitata. Non ci saranno problemi per gli accertamenti?
L'accelerazione dei tempi di approvazione degli studi non determina alcun problema sul fronte dell'accertamento, al pari della limitazione sulla validità retroattiva. Entrambe le novità sono destinate a produrre effetti positivi con riguardo a un'importante finalità (spesso dimenticata) degli studi di settore: quella di stimolare la compliance fiscale nel mondo delle piccole imprese e delle attività professionali, più che essere uno strumento principalmente di accertamento.
Il Dl 112 parla di una riscrittura profonda degli studi di settore: che volto avranno in futuro?
Puntiamo a migliorarne la capacità di stimare in modo puntuale l'effettiva capacità produttiva del contribuente. Anche le disposizioni del Dl 112, che prevedono un avvicinamento degli studi di settore alle realtà economiche territoriali, vanno nel senso del miglioramento dell'efficacia degli studi come strumento di compliance fiscale.
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